lunedì 10 marzo 2014

Deux ans dans le désert B


Un tributo sarebbe doveroso, anche se non è nel mio stile:

 

Ci sarebbe da parlarne per ore, ci sarebbe da ricordare, leggere e stupirsi come se fosse la prima volta, a ogni pagina che le mani di quell' uomo hanno regalato al mondo della Nona Arte e non solo.

Potrei dirvi di quando l' ho incontrato di persona, della sua professionalità, dell' aura di modestia e di pace che emanava quando disegnava davanti a una folla esagitata, della simpatia che regalava ogni volta che girava una sua creazione davanti agli occhi di quelli in fila... O potrei dirvi di quando pensava che io mi chiamassi Mariagrazia per una questione di Pass Badge riciclati, o di quando mi ha richiamato di nuovo davanti a lui per finire un' illustrazione che <<avrebbe portato più fortuna>> con quell' ultima aggiunta. O di come facilmente si mescolava con un bicchiere di vino. O di quanto adorava Napoli. O di come ha cambiato il mondo dell' immagine. O di quanto la sua consapevolezza della realtà smantellasse la realtà stessa sovvertendo le priorità alla loro natura primordiale. O di come ha combattuto con una malattia. O di come è riuscito ad attraversare la società in maniera trasversale con una potenza comunicativa incontenibile. O di come non avesse bisogno, talvolta, di parole per spiegarla. O di bypassare le speculazioni più infantili sull' uso di stupefacenti e altre amenità "controverse"

O di chiudere l' immaginabile e l' inimmaginabile in un' anima superiore immensa come un deserto, un deserto Monolitico, un deserto vivissimo, un deserto dove tutti i suoi personaggi mutano fluidamente e impastano le sabbie in monumenti di bellezza mai vista su questa terra.


Potrei dirvi ancora tantissimo, ma non voglio. Arzach mi Rimproverebbe con uno sguardo.

Au revoir, Jean.




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